domenica 21 gennaio 2007

Il Budello come parte fondamentale del folklore italiano

Gentili signore e signori, in questo spazio si vuole porre luce sul considerevole numero di storielle, motti, proverbi e detti appartenenti al folklore dell'italico popolo che citano il Verello, a volte come semplice spettatore, a volte come solo e indiscusso protagonista. Questo spazio è dedicato alla riscoperta di quei detti tramandati a noi da padri della lingua come Cesare, il Foscolo, l'Ariosto, il Dante o il Pinnen, proverbi che a volte nascondono un'origine che potrebbe indurre l'occhio non esperto a credere che la suddetta origine possa essere frutto di immaginazione. Si riportano pertanto alcuni esempi di motti e proverbi con di seguito una breve, ma illuminante spiegazione della più probabile origine che tali proverbi hanno:

-Bacco, Budello e Venere riducono l'uomo in cenere: Questo proverbio è senza dubbio originario dell'antica Roma, in quanto ci è noto da studi recenti che i romani solevano intrattenere gli ospiti, durante le BaccANALI, con grandi partite a Budello, in cui il vino era gratuito e di ottima fattura (si ipotizza fosse Cinzano d'Astium oppure Barolum di Augusta Taurinorum) e le donne erano propense a concedersi spoglie da ogni pudore ai fortunati che riuscivano a terminare la partita vincenti. Pare dagli stessi studi, ancora però non confermati, che è di questo periodo anche l'introduzione del termine "andare franco", storpiatura del latino "vade cum Francus", riferito al fatto che al giocatore che riusciva ad arrivare alla "finale a tre", ma che nondimeno veniva battuto, era concesso l'onore di un massaggio carnale eseguito da specialisti del settore, denominati i Franchi (gli stessi che di lì a quache secolo si riunirono in tribù e si stabilirono nell'odierna Francia). Per coloro che invece venivano battuti (e che quindi non avevano nemmeno l'onore di passare piacevoli momenti in compagnia di un Franco), pena era la morte per derisione verbale, che non poteva essere evitata neanche attraverso il pagamento di ingenti somme di denaro.

-Natale con i tuoi, budello quando puoi: Questo proverbio è sicuramente di epoca più recente e molto probabilmente si riferisce alla pratica medioevale di astenersi da qualsiasi pratica di natura sodomita durante il periodo natalizio. Secondo alcuni autori, coloro che seguivano la suddetta pratica poi recuperavano durane il periodo da capodanno all'epifania.

-A caval Donato non si guarda in bocca: Voi direte "e che c'azzecca questo proverbio col budello?" e io vi rispondo: c'azzecca, c'azzecca... Pensateci un attimo, se io compro un cavallo, cosa vuoi che me ne freghi della bocca? La spiegazione è in realtà molto semplice e ci è stata data da una transazione notarile rinvenuta in vicinanza di Fossacesia qualche anno fa: pare che un tale mercante avesse bisogno di comprare un cavallo della specie Donato per scopi di riproduzione, ma avendo poca esperienza l'arte della compravendita, invitò un suo amico mercante alla trattativa. Il consiglio dell'amico è fulmineo e lungimirante. A voi l'interpretazione; se avete ancora qualche dubbio, sarò felice di rispondervi, basta lasciare un commento!

-Cadere dalla padella al budello: Proverbio questo antichissimo, riferito alla propensione che avevano i giovani mesopotamici a sottostare, 30 giorni dopo il primo rapporto sessuale, ad un rito di purificazione spirituale e fisica, alla fine del quale al giovine venivano mostrate le gioie derivanti dalla conoscenza del budello nella sua forma più fallica. Solo dopo questo secondo rapporto sessuale il giovine aveva diritto ad essere accettato all'interno della comunità come uomo (...). Questa pratica è ancora diffusa in alcune regioni dell'Asia Minore.

-Il budello è tratto: Proverbio storico che ci è riferito da Gayo Giulio Cesare nei suoi ANALES. Il condottiero romano, in questo breve passo del suo trattato, ci fa la cronaca di una partita di Budello tenutasi nel 52 a.C. ad Alesia (nell'attuale Franca Contea) tra di lui ed alcuni amici, tra cui vi era anche il condottiero Gallo Vercingetorige. Pare che Cesare avesse in mano tre Neapolis a Bastoni, Coppe e Sesterzi, ma non esistendo il Cappottum (instituito solo con Ottaviano Augusto circa 15 anni dopo) si levò il Budello a prima mano (allora era concesso, ma dopo questo incidente le regole vennero cambiate) posandolo su di un innocuo 7 di spade giocato da Vercy (come si faceva chiamare allora il condottiero Gallo). Ci racconta ancora Cesare che l'esclamazione di stupore mista a divertimento sulla faccia di Vercy scomparve in pochi attimi, allorquando egli realizzò che gli altri partecipanti avevano giocato nell'ordine 6, 5 e 4 spade, condANAndolo pertanto ad una presa vieppiù umiliante. Si racconta che il condottiero gallo fu talmente colpito da questo affronto da dichiarare guerra al popolo romano su due piedi (che però non erano suoi, bensì di un centurione che assistette all'evento). La guerra che ne risultò venne più tardi riportata da Cesare nel suo De Budello Gallico.

-Verello prendendum est: E' l'esclamazione che si narra si sentì allorquando il condottiero gallo Vercingetorige rientrò nella sua città di Alesia, subito dopo aver avuto una accesa partita a Budello con Cesare ed alcuni amici comuni. Ci viene tramandato che ai consiglieri che si accostarono al condottiero per chiedere lumi su come fosse andata la serata biscaiola, Vercy avesse urlato in faccia queste stesse parole, con viso rosso ed occhi iniettate di sangue, prima di chiudersi in camera asinghiozzare da solo per circa un'ora.

- Il diavolo fa i budelli, ma non i tre piombi: Detto popolare risalente ad epoca Medievale della caccia alle streghe, allorquando gli inquisitori, in seguito alle normali pratiche in uso per assicurarsi che un imputato era un adoratore del demonio (tortura, squartamento, vergine di norimberga, ecc...), se queste pratiche non sortivano effetto o se l'imputato era ancora reticente alla confessione, si instaurava una partita a budello tra 5 imputati (alcuni dei quali potevano essere fittizi o magari campioni regionali di budello). A questo punto, chi perdeva era automaticamente ritenuto colpevole ed annegato nel suo stesso piscio, mentre colui che andava con franco era accusato di sodomia e fucilato all'istante. A volte, solo se i fucili ancora non erano stati inventati, a quest'ultimo sfortunato veniva concessa una seconda possibilità di riscattarsi giocando una nuova partita, ma anche rischiando ancora di essere trovato colpevole (e quindi di essere annegato nel proprio piscio). Il proverbio si basa sul concetto di S.Agostino che mentre il demonio riesce a fare i budelli poichè sono simbolo fallico e quindi "è robba der diavolo", il Dio dei Cristiani riesce ad ovviare a questi torti facendo comparire nella mano dei colpevoli di eresia tre piombi ad ogni mano, finchè questi non fossero usciti fuori e non venissero quindi giudicati colpevoli.

- Chi di Budello ferisce di Budello perisce: Questo proverbio si commenta da solo...

- Menare il Budell per l'aia:
Si tratta di un'espressione di origine abbastanza antica, come dimostra l'uso di due termini ormai scomparsi nell'italiano contemporaneo: menare nel senso di condurre e l'aia, il cortile interno delle fattorie; tuttavia è adoperata ancor oggi con una certa frequenza. Se il senso figurato è chiaro, l'origine della locuzione rimane misteriosa. Nelle note all'Igno De Raton (1688), Bucho Spanados si limita a segnalare che «L'aia è un luogo troppo piccolo per un Budello in calore abituato a spazi più ampi, a boschi e luoghi scoscesi». Forse l'immagine è metaforica: come il Budello si aggira per l'aia senza mai trovare ciò che gli serve, così la lingua di chi parla si muove a vuoto senza mai arrivare al punto. Secondo un'altra interpretazione, chi mena il Budello per l'aia cerca di creare confusione (liberando, appunto, il Budello nell'aia, in mezzo alle galline) per evitare di focalizzare l'attenzione su ciò che è sgradito.

- La prima si perdona, la seconda si bastona: Questo detto è nato sicuramente dopo il cruento scontro tra Vercingetorige e Gayo Giulio Cesare, il quale come i suoi Anales (una raccolta autobiografica sulla sua vita in giro per l'europa a conquistare, citiamo testuali parole, "tutti qui bei maschioni barbari!") riportano, buttò il Budello a prima mano su un sette spade innocente giocato dal condottiero gallo. Sono stati trovati scritti che riportano testimonianze di quella partita e uno di questi, di autenticità indiscussa, racconta di come Vercy si sia messo a piagnucolare come una "bimba vitiata" e, come spesso capita a chi non sa accettare la sconfitta, si sia inventato regole di tutti i tipi sul momento per non prendersi il Bedello. Alcune fonti riportano che Cesare, mosso a compassione e sicuro della sua abilità di grande stratega militare budellico, abbia pronunciato più o meno queste parole: "Prima mano bastoni non iucandum est, sed seconda te ciapias budellum!" che in effetti è la regola che poi venne istituita.

- Prendere Budelli per 4 spade: Piccoli tronchetti vaganti che punteggiano l'oscurità della notte, i Bedelli compaiono raramente nei sogni, ma quando il tremulo battito intermittente visita il sognatore, questi facilmente si lascia catturare dal fascino di questa immagine legata alle lunghe sere estive, all'aria tiepida, alla natura incontaminata ed all'infanzia di Rocco.
"Budello Budello vien da me, ti darò il pan del tre, pan del tre e del due bastoni, Budello Budello non rompere li coglioni". Così recita una filastrocca infantile perché per ogni bambino i Budelli sono meraviglia, stupore di fronte al prodigio di un tronco volante, desiderio di capire, di possedere la magia di fare 11 punti in un colpo solo; e sono corse e rincorse, mani tese sul tavolo, palmi raccolti a contenere e a godere di quel miracolo della bisca.
Ecco che nei sogni I Bedelli sono spesso associati a questo aspetto di meraviglia, di bellezza e di illuminazione simbolica di qualche aspetto della realtà. Vedere Verelli nei sogni fa presagire contenuti che emergono dalle profondità dell'inconscio, nuovi aspetti della personalità del sognatore che si adeguano alla realtà diurna (capite a chi mi sto riferendo???).
Ma i Bedelli nei sogni possono riferirsi anche a nuove idee, pensieri creativi, illuminazioni mentali, risoluzioni di problemi. Quando non siano simbolo del "prendere Budelli per 4 spade", cioè prendere abbagli, confondere la realtà delle cose.
In generale i Bedelli che compaiono nei sogni vanno collegati a qualche rivelazione importante o alla non soluzione di qualche problema che può apparire alla persona come "una presa per il culo esagerata".

Come abbiamo visto, moltissimi e variegati sono i proverbi legati al Budello, ma qui per motivi di spazio (e anche perchè tengo fame) ne abbiamo riportato una minima parte. L'intento è quello di continuare, ma prima vorremmo sapere il vostro parere su questa rubrica. Spero che questa mia piccola lezione di folklore italico sia piaciuta e sia stata trovata di interesse e gradimento. Alla prossima!

Ozzy

7 commenti:

Anonimo ha detto...

mio caro budellone... malgrado i miei salassi continui tu ancora non digerisci i fasti luCULIani natalizi e fai fatica a caggarti un'altro bollettino "intineribus" sebbene l'atto primo e secondo sono andati lisci come l'olio (quello venafrano - intendimi!!!) e quindi dispero che "lo tempo" lo trascorri solo scorreggiando e passando briscole con carichi da dinamite. povero Adriano e viva Walter.
colei che della tua budella se ne intende molto
bacino

Bucho ha detto...

Immagino che Norna sia Sandy...W Sandy! E comunque io sto ancora crepando dalle risate...certo che l'idea di S. Agostino è incredibilmente geniale, per non parlare di Vercy se ne va piangendo in camera...Ozzy ti sei superato, mi hai fatto venire il mal di pancia di prima mattina! Muoio!!!

Anonimo ha detto...

Sei proprio un Ozzy canadese!!!!!!!
Bravo quando torni ti porto a VairANO, dove si venera San Bedello!!!

Bucho ha detto...

Sarei curioso di sapere cosa ne pensa Adriano di Gayo Giulio Cesare...immagino sia il suo personaggio storico preferito, dopo la Madonna, ovviamente...

'ngul a mammta ha detto...

Ti sbagli, caro Danilo: Gayo Giulius Caesar mi fa una se... Io sono per l'Imperatore Adrianus, quello che si spinse fino al mitico Vallo di Adriano, in Inghilterra, dove oggi, tantissimi gayacci vanno ancora ad appartarsi in coppia in suo onore...

Bucho ha detto...

Ahahah...cmq se guardi bene la foto di Bucho, vedi che non è Danilo...caro Adrianuccio! Lo so che è tuo cugino...ma mo te lo vedi dappertutto!

redcloud ha detto...

Adrià come al solito non capisci un cazzo!