sabato 27 gennaio 2007

L'angolo serioso: alzi la mano chi vuole sposarsi

Preoccupati dal fatto che l'età in cui i giovani si sposano sta diventando sempre più alta, un gruppo di ricercatori del National Marriage Project della Rutgers University negli Stati Uniti ha deciso di scoprire perché i giovani maschi siano diventati così allergici al matrimonio. Lo studio è stato condotto su 8 gruppi di 60 maschi di età compresa fra i 25 e i 33 anni nelle metropoli di Chicago, Washington, Houston e nei quartieri di New York situati nello Stato del New Jersey. Alla fine, i ricercatori sono riusciti a stabilire i motivi principali per cui gli uomini non vogliono sposarsi.


Quindi non ci si sposa perché:


1) È facile avere relazioni sessuali anche senza essere sposati

2) La convivenza offre più vantaggi del matrimonio
3) Si evita il divorzio e i rischi finanziari che comporta
4) Si deve essere più vecchi per avere un bambino
5) Il matrimonio richiede troppi compromessi e troppi cambiamenti radicali al proprio modo di vivere
6) Si aspetta ancora l'anima gemella
7) Ci sono poche pressioni sociali che spingono al matrimonio
8) Si è riluttanti a sposare donne che hanno già dei figli
9) Si cerca di acquistare una casa, prima di sposarsi
10) Si devono sfruttare le gioie dell'essere single sino all'ultimo istante
11) Casa tua diventerà in caso di divorzio sua e di tua suocera
12) Quando stacchi di lavorare non hai finito la giornata
13) Devi nascondere i film porno
14) Con l'anello al dito ti finisce come Gollum
15) Ci si stanca di essere i protagonisti di questi dialoghi:

“Ricordati che devi fare la spesa.”
Va bene.

“Ricordati che oggi viene l’idraulico alle cinque!”
Va bene.

“Ricordati che ti hanno chiamato per quel lavoro.”
Va bene.

“Ricordati di non essere aggressivo e di non rispondere come tuo solito!”
Va bene.

“Ricordati che non sono la tua serva!”
Va bene.

“Ricordati di tirare su il lettone.”
Va bene.

“Ricordati del compleanno di mia madre!”
Va bene.

“Ricordati che sono una donna mica un uomo!.”
Va bene.

“Ricordati che questo fine settimana non ci sono!”
Va bene.

“Ricordati che voglio andare a Venezia sabato l’altro.”
Va bene.

“Ricordati che non ti amerò in eterno solo perché stiamo insieme!”
Va bene.

“Ricordati che domani scade la rata del televisore.”
Va bene.

“Ricordati più spesso delle persone che ti vogliono bene.”
Va bene.

“Ricordati di allacciare la cintura!”
Va bene.

“Ricordati il sacchetto della spazzatura.”
Va bene.

“Ricordati che non mi piace quella camicia nera.”
Va bene.

“Ricordati che non sei mica depresso solo tu!”
Va bene.

“Ricordati che ho avuto un’infanzia difficile”
Va bene.

“Dimenticavo: ricordati che oggi è il tuo compleanno e usciamo a cena. Ti ho fatto un bel regalo ma son sicura che non ti piacerà.”
Va bene.


Come si suol dire, A buon intenditor... stoppa di mano!

L'angolo serioso: La vita...

... dovrebbe essere vissuta al contrario. Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così tricchete tracchete il trauma è già bello che superato. Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno. Poi ti dimettono perchè stai bene, e la prima cosa che fai è andare in posta a ritirare la tua pensione, e te la godi al meglio. Col passare del tempo, le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe scompaiono. Poi inizi a lavorare, e il primo giorno ti regalano un orologio d'oro. Lavori quarant'anni finchè non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa. Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi coi gli amici (ovviamente a verello e briscola con adriano a più non posso), senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finchè non sei bebè. Quando sei sufficientemente piccolo, ti infi li in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi 9 mesi te li passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i coglioni. E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo.

domenica 21 gennaio 2007

Il Budello come parte fondamentale del folklore italiano: parte seconda

Continua la rassegna dei proverbi e dei modi di dire che caratterizzano lo spirito goliardico e a tratti sottomissivo del popolo italiano...

- Andare a letto con le galline
Le galline, come molti animali diurni, seguono l'istinto sessuale. Andare a letto con le galline significa dunque letteralmente andare a letto con suddetti volatili con il solo ed unico scopo di appagare i propri istinti sessuali animaleschi.


- Arrampicarsi sugli specchi
"Sforzarsi invano di argomentare l'impossibile". Gli specchi, essendo molto lisci, non lasciano nessun appiglio. Vero Adriano?


- Comandare a bacchetta
Comandare senza dare il minimo margine di discrezionalità ai sottoposti. Come farebbe il direttore d'orchestra o come è solita fare la tipica moglie servendosi altresì di lunghi frustini.


- Dammi un cinque
Diffuso anche con l'equivalente inglese Give me five (o Gimme five), è un'espressione con cui qualcuno (solitamente colui che "chiama" nella briscola con adriano) chiede al suo interlocutore di calare a terra il 5 di briscola, a palmo aperto e con grande virilità, producendo un rumore secco. Si tratta di un tipo di gestualità tipicamente ceppagnola, che prese piede in Italia negli anni Ottanta, forse attraverso le trasmissioni delle partite di passatella NPA che ebbero una certa popolarità tra i più giovani. A diffondere ulteriormente l'espressione fu Jovanotti, con uno dei suoi primi successi, Gimme five. Il gesto indica intesa e amicizia tra le due persone. Varianti: Gimme five, Dammi il cinque, Sbattuta.


- Dio pater familiae
La formula, di origine nazionalista, venne adottata come slogan dal fascismo durante la conquista del potere da parte di Mussolini. Come i migliori critici storici ricordano, Mussolini era un grande statista che soleva riunirsi con i capi dei paesi nemici e alleati per contendersi ufficialmente i territori e i poteri, in una disputa senza esclusione di colpi, nel grande gioco del Verello. Per immaginare la violenza di questi incontri basti pensare che a quei tempi era lecito giocare a bastoni a prima mano! Il Duce però nulla poteva contro la ferocia inaudita dei suoi illustri colleghi Hitler e Stalin che, grazie alla fitta rete di spie, riuscivano sempre ad avere un verello nella manica.

- La accendiamo?
È la domanda di rito con cui il conte Indo , giovane rampollo di casa Indios, chiede conferma ai presenti in sala di poter esibirsi nel numero che lo ha reso famoso in tutto il mondo. L'espressione è dovuta al fatto che sia sul televisore dei telespettatori sia sullo schermo visibile dai presenti in sala, una volta confermata la risposta, l'opzione scelta viene improvvisamente travolta da una vampata di calore distruttivo e purificatore (accompagnata da un odore nauseabondo di zolfo). La frase completa è: "Del cul fece trombetta...! Ah ah, professò, nova l'appicciamm!!!". La frase è ormai entrata nell'uso quotidiano, col significato di "vuoi essere stupito con effetti speciali?".

- Il fine giustifica i Budelli
Spesso alla figura evocata dall'opera "il Principe del Buco" di Igno De Raton viene associata la figura di un uomo privo di scrupoli, tale Bucho Spanados, di un cinismo estremo, nemico della libertà. Spesso gli viene anche associata la frase "il fine giustifica i Budelli", frase che mai enunciò. Questo perché la parola "giustifica" evoca sempre un criterio morale, mentre Igno De Raton non vuole "giustificare" nulla, vuole solo valutare, in base al punteggio della partita in corso, se i Budelli lanciati sul tavolo sono adatti a conseguire il fine politico del fare uscire dal gioco tutti e quattro gli altri contendenti contemporaneamente. Igno De Raton nella stesura del Principe del Buco si rifà alla reale situazione che gli si presentava attorno, una situazione che necessitava essere risolta con un atto deciso, forte, violento, praticamente un accappottamento. Igno De Raton non vuole proporre dei Budelli giustificati da un fine, egli pone un programma politico che qualunque Principe del Buco vorrebbe conseguire, cioè una vittoria schiacciante su tutti, pure i franchi, e prendersi da solo il bottino del montepremi finale. Fuori dai suoi intenti una giustificazione morale dei punti suggeriti, egli stende un vademecum necessariamente utile a quel Principe del Buco che finalmente vorrà impugnare le napoli che la mano del cartaro, guidata dal volere di Dio, gli ha donato. Alle accuse di sola, si può dare una risposta leggendo il capitolo IX, "De Budello piombi", ritratto di un Principe del Buco nascente dal e col consenso degli altri giocatori esperti, figura ben più solida del Principe del Buco nato dal consenso degli "Adriani e Dannati", cioè dei grandi proprietari feudali che hanno ancora poca dimestichezza con lo schivare Verelli.

Il Budello come parte fondamentale del folklore italiano

Gentili signore e signori, in questo spazio si vuole porre luce sul considerevole numero di storielle, motti, proverbi e detti appartenenti al folklore dell'italico popolo che citano il Verello, a volte come semplice spettatore, a volte come solo e indiscusso protagonista. Questo spazio è dedicato alla riscoperta di quei detti tramandati a noi da padri della lingua come Cesare, il Foscolo, l'Ariosto, il Dante o il Pinnen, proverbi che a volte nascondono un'origine che potrebbe indurre l'occhio non esperto a credere che la suddetta origine possa essere frutto di immaginazione. Si riportano pertanto alcuni esempi di motti e proverbi con di seguito una breve, ma illuminante spiegazione della più probabile origine che tali proverbi hanno:

-Bacco, Budello e Venere riducono l'uomo in cenere: Questo proverbio è senza dubbio originario dell'antica Roma, in quanto ci è noto da studi recenti che i romani solevano intrattenere gli ospiti, durante le BaccANALI, con grandi partite a Budello, in cui il vino era gratuito e di ottima fattura (si ipotizza fosse Cinzano d'Astium oppure Barolum di Augusta Taurinorum) e le donne erano propense a concedersi spoglie da ogni pudore ai fortunati che riuscivano a terminare la partita vincenti. Pare dagli stessi studi, ancora però non confermati, che è di questo periodo anche l'introduzione del termine "andare franco", storpiatura del latino "vade cum Francus", riferito al fatto che al giocatore che riusciva ad arrivare alla "finale a tre", ma che nondimeno veniva battuto, era concesso l'onore di un massaggio carnale eseguito da specialisti del settore, denominati i Franchi (gli stessi che di lì a quache secolo si riunirono in tribù e si stabilirono nell'odierna Francia). Per coloro che invece venivano battuti (e che quindi non avevano nemmeno l'onore di passare piacevoli momenti in compagnia di un Franco), pena era la morte per derisione verbale, che non poteva essere evitata neanche attraverso il pagamento di ingenti somme di denaro.

-Natale con i tuoi, budello quando puoi: Questo proverbio è sicuramente di epoca più recente e molto probabilmente si riferisce alla pratica medioevale di astenersi da qualsiasi pratica di natura sodomita durante il periodo natalizio. Secondo alcuni autori, coloro che seguivano la suddetta pratica poi recuperavano durane il periodo da capodanno all'epifania.

-A caval Donato non si guarda in bocca: Voi direte "e che c'azzecca questo proverbio col budello?" e io vi rispondo: c'azzecca, c'azzecca... Pensateci un attimo, se io compro un cavallo, cosa vuoi che me ne freghi della bocca? La spiegazione è in realtà molto semplice e ci è stata data da una transazione notarile rinvenuta in vicinanza di Fossacesia qualche anno fa: pare che un tale mercante avesse bisogno di comprare un cavallo della specie Donato per scopi di riproduzione, ma avendo poca esperienza l'arte della compravendita, invitò un suo amico mercante alla trattativa. Il consiglio dell'amico è fulmineo e lungimirante. A voi l'interpretazione; se avete ancora qualche dubbio, sarò felice di rispondervi, basta lasciare un commento!

-Cadere dalla padella al budello: Proverbio questo antichissimo, riferito alla propensione che avevano i giovani mesopotamici a sottostare, 30 giorni dopo il primo rapporto sessuale, ad un rito di purificazione spirituale e fisica, alla fine del quale al giovine venivano mostrate le gioie derivanti dalla conoscenza del budello nella sua forma più fallica. Solo dopo questo secondo rapporto sessuale il giovine aveva diritto ad essere accettato all'interno della comunità come uomo (...). Questa pratica è ancora diffusa in alcune regioni dell'Asia Minore.

-Il budello è tratto: Proverbio storico che ci è riferito da Gayo Giulio Cesare nei suoi ANALES. Il condottiero romano, in questo breve passo del suo trattato, ci fa la cronaca di una partita di Budello tenutasi nel 52 a.C. ad Alesia (nell'attuale Franca Contea) tra di lui ed alcuni amici, tra cui vi era anche il condottiero Gallo Vercingetorige. Pare che Cesare avesse in mano tre Neapolis a Bastoni, Coppe e Sesterzi, ma non esistendo il Cappottum (instituito solo con Ottaviano Augusto circa 15 anni dopo) si levò il Budello a prima mano (allora era concesso, ma dopo questo incidente le regole vennero cambiate) posandolo su di un innocuo 7 di spade giocato da Vercy (come si faceva chiamare allora il condottiero Gallo). Ci racconta ancora Cesare che l'esclamazione di stupore mista a divertimento sulla faccia di Vercy scomparve in pochi attimi, allorquando egli realizzò che gli altri partecipanti avevano giocato nell'ordine 6, 5 e 4 spade, condANAndolo pertanto ad una presa vieppiù umiliante. Si racconta che il condottiero gallo fu talmente colpito da questo affronto da dichiarare guerra al popolo romano su due piedi (che però non erano suoi, bensì di un centurione che assistette all'evento). La guerra che ne risultò venne più tardi riportata da Cesare nel suo De Budello Gallico.

-Verello prendendum est: E' l'esclamazione che si narra si sentì allorquando il condottiero gallo Vercingetorige rientrò nella sua città di Alesia, subito dopo aver avuto una accesa partita a Budello con Cesare ed alcuni amici comuni. Ci viene tramandato che ai consiglieri che si accostarono al condottiero per chiedere lumi su come fosse andata la serata biscaiola, Vercy avesse urlato in faccia queste stesse parole, con viso rosso ed occhi iniettate di sangue, prima di chiudersi in camera asinghiozzare da solo per circa un'ora.

- Il diavolo fa i budelli, ma non i tre piombi: Detto popolare risalente ad epoca Medievale della caccia alle streghe, allorquando gli inquisitori, in seguito alle normali pratiche in uso per assicurarsi che un imputato era un adoratore del demonio (tortura, squartamento, vergine di norimberga, ecc...), se queste pratiche non sortivano effetto o se l'imputato era ancora reticente alla confessione, si instaurava una partita a budello tra 5 imputati (alcuni dei quali potevano essere fittizi o magari campioni regionali di budello). A questo punto, chi perdeva era automaticamente ritenuto colpevole ed annegato nel suo stesso piscio, mentre colui che andava con franco era accusato di sodomia e fucilato all'istante. A volte, solo se i fucili ancora non erano stati inventati, a quest'ultimo sfortunato veniva concessa una seconda possibilità di riscattarsi giocando una nuova partita, ma anche rischiando ancora di essere trovato colpevole (e quindi di essere annegato nel proprio piscio). Il proverbio si basa sul concetto di S.Agostino che mentre il demonio riesce a fare i budelli poichè sono simbolo fallico e quindi "è robba der diavolo", il Dio dei Cristiani riesce ad ovviare a questi torti facendo comparire nella mano dei colpevoli di eresia tre piombi ad ogni mano, finchè questi non fossero usciti fuori e non venissero quindi giudicati colpevoli.

- Chi di Budello ferisce di Budello perisce: Questo proverbio si commenta da solo...

- Menare il Budell per l'aia:
Si tratta di un'espressione di origine abbastanza antica, come dimostra l'uso di due termini ormai scomparsi nell'italiano contemporaneo: menare nel senso di condurre e l'aia, il cortile interno delle fattorie; tuttavia è adoperata ancor oggi con una certa frequenza. Se il senso figurato è chiaro, l'origine della locuzione rimane misteriosa. Nelle note all'Igno De Raton (1688), Bucho Spanados si limita a segnalare che «L'aia è un luogo troppo piccolo per un Budello in calore abituato a spazi più ampi, a boschi e luoghi scoscesi». Forse l'immagine è metaforica: come il Budello si aggira per l'aia senza mai trovare ciò che gli serve, così la lingua di chi parla si muove a vuoto senza mai arrivare al punto. Secondo un'altra interpretazione, chi mena il Budello per l'aia cerca di creare confusione (liberando, appunto, il Budello nell'aia, in mezzo alle galline) per evitare di focalizzare l'attenzione su ciò che è sgradito.

- La prima si perdona, la seconda si bastona: Questo detto è nato sicuramente dopo il cruento scontro tra Vercingetorige e Gayo Giulio Cesare, il quale come i suoi Anales (una raccolta autobiografica sulla sua vita in giro per l'europa a conquistare, citiamo testuali parole, "tutti qui bei maschioni barbari!") riportano, buttò il Budello a prima mano su un sette spade innocente giocato dal condottiero gallo. Sono stati trovati scritti che riportano testimonianze di quella partita e uno di questi, di autenticità indiscussa, racconta di come Vercy si sia messo a piagnucolare come una "bimba vitiata" e, come spesso capita a chi non sa accettare la sconfitta, si sia inventato regole di tutti i tipi sul momento per non prendersi il Bedello. Alcune fonti riportano che Cesare, mosso a compassione e sicuro della sua abilità di grande stratega militare budellico, abbia pronunciato più o meno queste parole: "Prima mano bastoni non iucandum est, sed seconda te ciapias budellum!" che in effetti è la regola che poi venne istituita.

- Prendere Budelli per 4 spade: Piccoli tronchetti vaganti che punteggiano l'oscurità della notte, i Bedelli compaiono raramente nei sogni, ma quando il tremulo battito intermittente visita il sognatore, questi facilmente si lascia catturare dal fascino di questa immagine legata alle lunghe sere estive, all'aria tiepida, alla natura incontaminata ed all'infanzia di Rocco.
"Budello Budello vien da me, ti darò il pan del tre, pan del tre e del due bastoni, Budello Budello non rompere li coglioni". Così recita una filastrocca infantile perché per ogni bambino i Budelli sono meraviglia, stupore di fronte al prodigio di un tronco volante, desiderio di capire, di possedere la magia di fare 11 punti in un colpo solo; e sono corse e rincorse, mani tese sul tavolo, palmi raccolti a contenere e a godere di quel miracolo della bisca.
Ecco che nei sogni I Bedelli sono spesso associati a questo aspetto di meraviglia, di bellezza e di illuminazione simbolica di qualche aspetto della realtà. Vedere Verelli nei sogni fa presagire contenuti che emergono dalle profondità dell'inconscio, nuovi aspetti della personalità del sognatore che si adeguano alla realtà diurna (capite a chi mi sto riferendo???).
Ma i Bedelli nei sogni possono riferirsi anche a nuove idee, pensieri creativi, illuminazioni mentali, risoluzioni di problemi. Quando non siano simbolo del "prendere Budelli per 4 spade", cioè prendere abbagli, confondere la realtà delle cose.
In generale i Bedelli che compaiono nei sogni vanno collegati a qualche rivelazione importante o alla non soluzione di qualche problema che può apparire alla persona come "una presa per il culo esagerata".

Come abbiamo visto, moltissimi e variegati sono i proverbi legati al Budello, ma qui per motivi di spazio (e anche perchè tengo fame) ne abbiamo riportato una minima parte. L'intento è quello di continuare, ma prima vorremmo sapere il vostro parere su questa rubrica. Spero che questa mia piccola lezione di folklore italico sia piaciuta e sia stata trovata di interesse e gradimento. Alla prossima!

Ozzy

sabato 20 gennaio 2007

La rivolta è cominciata...

Gentili signori e signore, purtroppo quello che avevamo tanto paventato si è avverato... non più di due giorni fa ero intento a gustarmi, in compagnia dei miei collaboratori bucho e igno, una sudata e meritata partita a Briscola con Adriano, (ma senza il suddetto) discutendo amabilmente della delicata arte nota ai mortali come Piombatura a Prima Mano (arte di cui furono esponenti illustri l'Ariosto, il Dante ed anche il Pinnen), del tutto ignaro della tragedia che di lì a poco ci avrebbe colpiti. Ma nessuno avrebbe potuto prevederlo, nemmeno l'Altissimo (che per chi non lo conoscesse risponde al nome di Riccardino Fuffulo, famoso attore e regista del capolavoro "Mani in Alto", distribuito dalla Medusalemme).

Ebbene signori, per non tenervi più sulle spine, la faccenda è alquanto imbarazzante: mentre il trio discuteva di chi andasse con il computer che aveva chiamato ("beeeeeeeeee", "Ma che sei tu?", "No, sennò ti davo punti", "ma sti basterchi", "muìì muìì muììììììììììììì") , ci si parava dinanzi, dapprima con un lieve imbarazzo e poi con vieppiù crescente trepidante attesa la prospettiva che il computer non solo avesse chiamato l'altro computer, ma che addirittura i due lugubri pezzi di ferraglia stavano tentando un cappotto. UN CAPPOTTO!!!! Ma vi rendete conto delle profonde implicazioni psicologiche che ha questo gesto di sfida della macchina all'uomo? e sopratutto vi rendete conto che in mano a tre non avevamo una cazzo di briscola? e poi, ma come cazzo si fa a farsi fare cappotto da due computer? e pensare che solo poche ore prima igno era riuscito nella presa da record di 53 punti, che a rigor di logica può essere battuto solo da un 54 magari a prima mano, cosa pressochè impossibile (e qui lancio una sfida...).

Quindi cari miei, il pericolo è grave: oggi si comincia con i cappotti a briscola con adriano, ma domani sarà il mondo ad essere in pericolo. Vi esorto pertanto a prendere le armi contro questi mostri fatti di transistor e di ram che, sì, ci permettono di vedere in tutta comodità i film porno di Sua Maestosità Rocco I, ma che poi ci fottono moglie e figlia per governare il paese al posto nostro... Ne va del futuro dei nostri figli!

Non solo verello... ma anche Zingarella C++

Nei due anni passati a Fisciano, per ingannare il tempo libero (praticamente tutto il tempo), io (Danilo), Giovanni, Walter ed Emilio abbiamo dovuto inventarci dei passatempi fuori dal normale. Alcuni esempi? Uccidere le mosche al volo con le ciabatte, farsi lanciare contro un tappo di Pringles e prenderlo al volo con la bocca (non ci è mai riuscito nessuno!), mescolare prodotti vari come Viakal, aceto, sale, Nutella, Pepsi, schiuma da barba e cose simili per cercare di ottenere una "pozione" corrosiva (e non siamo riusicti nemmeno in questo), giocare a freccete contro il muro e i mobili e tappare successivamente i buchi del muro prima con pane e scolorina, poi con dentifricio per simulare l'effetto stucco, passare notti insonni a registrare versi di inumana natura e riascoltarli ripetutamente fino alla nausea (forse un giorno li pubblicherò), tappare il WC con i Rice Crispies scaduti, lanciare le carte da gioco a mo di stellette ninja e cercare di colpire oggetti (e invece colpivamo solo il muro che è diventato marrone!), sparare con la pistola di Giovanni, una "softel" (soft air) contro scatole vuote o piene di popcorn. Insomma... le abbiamo tentate tutte fino a quando un giorno, stanchi anche delle varie scope, scopone scientifico, briscola, tressette a perdere (alias Verello, coniato da Walter ai tempi del liceo), tressette a vincere, asso piglia tutto, ruba mazzetto, ecc. ci siamo inventati questo "Zingarella C++"!


CHE COS'E'?

Zingarella C++ è il nuovo gioco di carte inventato da noi che a nostro giudizio "spatroneggerà" a breve in tutto il mondo per le sue innovative regole. Le regole di base sono quelle della Zingarella classica (da qui il nome Zingarella) e di alcuni giochi con carte napoletane e qualche altra rubata alle carte francesi ma con l'aggiunta di nuove che rendono il gioco più emozionante e divertente (C++ per l'evoluzione da Zingarella classica a Zingarella C++. Come sapete il C è un linguaggio di programmazione, il C++ è la sua diretta evoluzione, quindi...).


REGOLE

Per poter giocare bisogna conoscere le regole basilari della Zingarella. Ovviamente si gioca con un mazzo di 40 carte (possibilmente napoletane). Si può giocare a 2, 3 e 4 persone. Si decide il cartaro tirando per ognuno dei partecipanti una carta. Colui che pesca il Verello (comunemente chiamato Asso di bastoni) è il cartaro. Si mischia il mazzo, si fa "tagliare" o "bussare" (non tagliare) il mazzo alla persona che sta alla sinistra del cartaro, si dispongono 4 carte a terra e si distribuiscono 3 carte per persona a partire da quella a destra del cartaro per concludere la distribuzione proprio a quest'ultimo. Terminata la distribuzione della prima mano di carte inizia il gioco colui che ha ricevuto per primo le carte dal cartaro. Se in mano si ha un'accusa la si può dichiarare. I punti per l'accusa si segnalano in questo modo: per segnalare 1 punto basta scoprire una carta dal proprio mazzo (togliendola quindi dal proprio mazzo e poggiandola affianco), per segnalare 3 punti si deve usare una carta del proprio mazzo rigirata sul dorso. Si deve accusare prima che si sia giocata la prima carta altrimenti l'accusa non è più valida. Se non si accusa ma si sarebbe potuto e al termine della mano qualcuno vi "sgama" (vi scopre, se ne accorge), questo qualcuno si prende i punti della vostra accusa mancata. Una volta accusato si può giocare la prima carta. A questo punto le regole sono quelle della Zingarella classica. Vince chi totalizza più punti. Si può fissare un limite minimo di 200 punti.


Le accuse in ordine di punteggio:

NAPOLI BASTARDA = 1 punto
2 carte adiacenti ma di seme diverso. Esempio: 4 spade, 5 coppe.


NAPOLI SOLA = 2 punti
2 carte distanti di una carta di seme uguale. Esempio: 4 coppe, 6 coppe. Attenzione: non 1 coppe e 3 coppe, questa è la napoli della zingarella classica!


COLORE = 2 punti
3 carte dello stesso seme. Esempio: 3 spade, 8 spade, 5 spade.


BUON GIOCO DI BASTARDI = 3 punti
3 carte che si susseguono ma di seme diverso. Esempio: 6 spade, 7 coppe, 8 bastoni.


NAPOLI = 3 punti
2 carte che si susseguono dello stesso seme. Esempio: 6 denari, 5 denari. 1 denari, 3 denari, questa è la napoli di zingarella classica ed è valida.


3 CARTE = 3 punti
2 carte dello stesso valore. Esempio: 5 coppe, 5 denari.
Per accusare questo punto non si deve dire "3 carte" ma a carte bisogna sostituire il valore delle carte che formano l'accusa. Nell'esempio precedente si direbbe "3 cinque".


NAPOLI SOLA E NAPOLI BASTARDA = 3 punti
Esempio: 4 coppe, 5 spade, 7 spade. 10 denari, 9 bastoni, 7 bastoni. La carta bastarda non deve trovarsi fra le due che compongono la sola.
Esempio: 5 coppe, 6 bastoni, 7 coppe NON E' NAPOLI SOLA E NAPOLI BASTARDA!


NAPOLI SOLA E DOPPIA NAPOLI BASTARDA = 4 punti
La carta bastarda deve trovarsi fra le due che compongoo la sola. Esempio: 5 coppe, 6 bastoni, 7 coppe è NAPOLI SOLA E DOPPIA NAPOLI BASTARDA!


NAPOLI SOLA E COLORE = 4 punti
3 carte che compongono una NAPOLI SOLA e COLORE. Esempio: 4 spade, 6 spade, 10 spade.


NAPOLI E DOPPIA NAPOLI BASTARDA = 5 punti
Si verifica soltanto quando la NAPOLI è di 1 e 3 di un seme e il 2 è di seme diverso. Esempio: 1 denari, 2 coppe, 3 denari.
Altrimenti se fosse 4 bastoni, 5 denari, 6 bastoni sarebbe NAPOLI SOLA E DOPPIA NAPOLI BASTARDA.


NAPOLI E COLORE = 5 punti
Esempio: 1 bastoni, 3 bastoni, 7 bastoni. 6 spade, 7 spade, 10 spade.


DOPPIA NAPOLI SOLA E COLORE = 6 punti
Esempio: 3 coppe, 5 coppe, 7 coppe. 10 denari, 2 denari, 4 denari.


MOOCHIE NORRIS (si pronuncia muci norris) = 6 punti
3 carte distanti di 2 valori e di seme diverso. Esempio: 2 coppe, 5 spade, 8 denari.
8 spade, 1 bastoni, 3 coppe è MOOCHIE NORRIS ma non MOOCHIE NORRIS E NAPOLI! Non 2 coppe, 5 spade, 8 spade!


NAPOLI, NAPOLI SOLA E COLORE = 8 punti
Esempio: 1 coppe, 3 coppe, 5 coppe. 8 spade, 9 spade, 1 spade.


BUON GIOCO = 9 punti
3 carte dello stesso valore. Esempio: 8 spade, 8 coppe, 8 bastoni.


SUPERNAPOLI = 10 punti
Esempio: 3 coppe, 4 coppe, 5 coppe. 1 bastoni, 3 bastoni, 4 bastoni.


55 BASTARDO = 11 punti
Il 55 di stoppa (si forma solo con le carte 7, 6, 1) ma di seme diverso. Esempio: 7 coppe, 6 denari, 1 spade.


MOOCHIE NORRIS NEGRO = 12 punti
Come il MOOCHIE NORRIS ma con carte dello stesso seme.


3 DIECI CON MATTA = 15 punti
3 dieci con la matta. Senza matta -15 punti ma si può anche non accusare rischiando alla fine di essere sgamati.


55 REALE = 21 punti
Il 55 BASTARDO ma con carte dello stesso seme. Esempio: 7 denari, 6 denari, 1 denari.


Se non si accusa in tutta la partita = 21 punti


Se non si accusa in tutta la partita (pur avendo potuto accusare) e non si è sgamati (scoperti) dagli avversari = 21 punti a chi non ha accusato e -10 punti agli altri


Se non si accusa in tutta la partita (pur avendo potuto accusare) ma si è scoperti = -21 punti a chi non ha accusato e 21 punti all'altro (se si gioca in 2) 10 punti agli altri (se si gioca in 3 o 4)


Se non si accusa e si è sgamati e si possiede la matta = -50 punti a chi non ha accusato e 25 a chi se ne accorge (se ne può accorgere una sola persona, quella che se ne accorge prima)


I mazzetti dei punti personali possono essere controllati da tutti i partecipanti al termine della partita (o della mano) per verificare le accuse non dichiarate


Altri tipi di punteggi con combinazioni varie non sono ammessi. Per esempio non è ammesso MOOCHIE NORRIS NEGRO E COLORE oppure SUPERNAPOLI non è anche COLORE, NAPOLI SOLA E 3 NAPOLI


Se avete bisogno di una dimostrazione pratica potete invitarci ad una partita lasciando un commento oppure se non è possibile incontrarci fisicamente possiamo mandarvi un video di una partita giocata da noi (coming soon).

venerdì 19 gennaio 2007

Il grande gioco del Verello: le regole, la storia e le curiosità

Il Verello è una variante del tressette normale dove lo scopo del gioco sembrerebbe quello di NON fare punti, ma in realtà è quello di non prendere il Verello (Asso di Bastoni), perché un tale atto comporterebbe la derisione e lo scherno da parte di tutti i giocatori presenti. A differenza del tressette standard, dove in genere si dovrebbe giocare a squadre, Verello si gioca da soli, con un minimo di tre persone.

Questo "Tressette a perdere" viene giocato solitamente in cinque persone ed usa, come da tradizione, carte napoletane, 40 carte con: Denari, Spade, Bastoni e Coppe. Per ogni seme il valore delle carte è decrescente secondo questo ordine: 3 , 2, 1, 10, 9, 8, 7, 6, 5, 4.
Nel Tressette a perdere il valore delle carte, ai fini del punteggio, è il seguente:
Asso: 1 punto
3, 2, 10, 9, 8: 1/3 di punto
L'asso di bastoni è il Verello, una carta speciale che vale 11 punti.
Il totale del punti deve essere 21.


Le regole

Il Mazziere è il giocatore che distribuisce le carte, 8 carte a ogni giocatore. Ad ogni mano il turno passa al giocatore di destra.
Il giocatore alla destra del mazziere inizia la prima mano giocando una carta che determina il seme "che comanda".
Gli altri giocatori devono rispondere con una carta dello stesso seme, se ne hanno. Se un giocatore non ha carte di quel seme, si dichiara orgogliosamente dicendo "sto piombo" al quel seme e può giocarne qualunque altra. La carta di più alto valore del seme "che comanda" fa la presa e chi l'ha giocata inizierà la mano successiva.

N.B. Al primo giro non si può aprire il gioco con i bastoni, non può essere gettato l'Asso di Bastoni nè qualunque altra carte di bastoni.

Il primo che arriva a 51 punti perde ed esce dal gioco. I quattro giocatori rimanenti continuano a giocare altri mani, con 10 carte a testa, finché un altro giocatore non perde superando 51 punti. A questo punto i tre che rimangono giocano ancora levando una carta a caso, che contribuirà alla fine della mano ai punti del giocatore che farà "la Reta", cioè l’ultima presa. Chi arriva per primo a 51 "andrà Franco", cioè non vince e non perde, pareggia, insomma non viene umiliato!


Il Calcolo dei punti: il grande mistero della Reta…

Il giocatore che fa l’ultima presa, si dice che “si è fatto la Reta”. Anche la Reta è una cosa molto umiliante, ma non tanto quanto prendersi il Verello. Infatti, il giocatore che ha fatto la Reta, non conta i suoi punti alla fine della mano, ma aspetta che gli altri giocatori contino i propri; la somma dei punti degli altri giocatori, verrà sottratta al totale dei punti, cioè 21, e tale cifra sarà il punteggio del giocatore retoso, che come suggerisce l'insigne Ozzy, viene definito Retamen in quanto è particolarmente propenso ad arretarsi.

N.B.: Si è anche verificato un caso in cui un giocatore che aveva solo un punto alla fine della mano, ma che si è fatto la Reta, ha visto i suoi punti lievitare fino a 6! Stai attento quindi, la Reta fa male!


Il Verello attraverso i Secoli

La storia del Verello ha una tradizione millenaria. Sono stati ritrovati antichi reperti che lo testimoniano.

La famosa mummia Otzi (il realtà è Ozzy) è stata ritrovata dagli antropologi con un tronchetto di legno di 30 cm nel bacino. Gli studiosi pensano che l’uomo stesse giocando a Verello con i suoi presunti amici, quando uno di questi, un traditore, gli diede il Verello a prima mano (allora era ammesso) ed Ozzy pare sia morto sul colpo di crepacuore.

Anche gli Incas, gli Indii di america, solevano (e solavano) giocare a Budello. Il gioco era simile al Verello originale, ma si giocava tutti di spalle a P incas mezzi (il p greco non era ancora stato inventato), che corrisponde ad un angolo di circa 79° 15’ 34’’, una piega che era ritenuta inspiegabilmente sacra per gli Incas; infatti chiunque durante la partita, si muoveva e abbandonava la posizione “sacra”, diveniva oggetto di sacrificio al dio del gioco d’azzardo in Arizona, Ozzus, un essere mostruoso con la faccia di Ozzy e il corpo del 3 di Bastoni.Nel V secolo a.c. il Verello era lo sport nazionale degli antichi Basterchi, una popolazione nomade asiatica, divenuta nota per la loro incredibile brama di danaro che ottenevano soprattutto tramite commerci illegali su Ebays, una delle vie commerciali dell’epoca che collegava tutti i popoli del mondo che avevano stipulato gli ADSL, gli Accordi Democratici Senza Libertà, una raccolta di decreti e leggi senza senso, firmati da un branco di ubriachi che una sera non avevano nient’altro da fare. Per i Basterchi era anche abitudine fare scommesse alla Snaius sull’esito delle partita, su chi prendesse il Verello (Verello – no Verello) e sul risultato del primo tempo della partita (allora il gioco era diviso in 2 tempi e c’erano anche i Verelli di Rigore).

Con la caduta dell’Impero Romano e il diffondersi del Cristianesimo, la pratica del Verello venne abbandonata, perché ritenuta dai Papi un rito satanico di accoppiamento con Satana. Dante collocò i giocatori di Verello nell’Inferno affianco a quello dei sodomiti, ed erano stati condannati insieme a questi ultimi, a darsi Verelli per l’eternità, in una partita a carte che finiva a chi arrivava prima all’infinito e con Asso Bastoni sempre piombo per tutti. Durante il medioevo alcuni viziosi del gioco continuarono a praticare di nascosto e fondarono delle sette, come quella dei Templari Gay, che non erano altro che buon temponi ai quali piaceva tanto il Verello.

Durante il Rinascimento il Verello tornò in voga nelle corti fiorentine ma portò a scontri violenti in città. Da una parte vi erano i Guelfi, che inneggiavano alla Briscola con Adriano, e dall'altra vi erano i Ghibellini, che reclamavano l'indiscussa sovranità del solo Verello. Walter il Magnifico, che all’epoca era anche un ottimo giocatore di basket medievale, mise tutti d’accordo, proclamando una festa cittadina lunghissima, una bisca ininterrotta di 3 mesi, che stremò i rivoltosi e placò gli animi più biscaioli. Alla fine della festa, nessuno volle più sentire parlare di carte...almeno fino al Natale successivo.


Il Gergo: il vero segreto del successo!

Il gergo del Verello è una vera e propria espressione di arte linguistica. E' il frutto di nobili ed aristocratiche menti che negli anni hanno coniato termini linguistici di un astrattismo metaforico neoclassico (non mi chiedete che significa) prossimo all'eccellenza. Il gergo si divide in due parti principali: "i modi di dire" e "le esclamazioni".

I modi di dire:

  1. Fare il pater familiae: avere il 3 piombo ad un palo ed, appena si è primo di mano, giocarlo prendendosi, da buon maschio italiano, le responsabilità dei propri gesti e delle proprie scelte morali.
  2. Fare il family man: avere il 3 accompagnato, ma giocarlo immediatamente per prendere (non primo di mano), come qualunque uomo che tiene alla propria famiglia è giusto che faccia.
  3. Sentirsi uno strano prurito anale: avere il Verello piombo e perdere ogni speranza di non prenderselo.
  4. Andare a stuzzicare: giocare senza minimo ritegno a bastoni cercando di far uscire un probabile Verello piombo.
  5. Accappotarsi: Prendere, in modo subdolo e malvagio, tutti i punti in gioco e fare cappotto, prendendosi gli insulti e le mazzate degli avversari iracondi.
Le esclamazioni:
  1. "Win the best!": che voi siate maledetti, vi auguro di prendervelo sempre e nel più doloroso dei modi!
  2. "Take Bedello!" o "Take Zebedei!": Oh caro compagno di gioco, è con lieto gaudio che ti faccio dono di un bel Traversone di 30 cm! Che tu sia benedetto, altrimenti questo dono rimaneva a me!
  3. "Qua si piglia!": Per dindirindina, che fortuna sfacciata! Ho l'occasione, che non mi farò sfuggire, di prendere pochi punti con una carta che pensavo mi condannasse ad una sicura presa di Verello, da tergo!
  4. "Nè!": Attenzione! Mi è arrivata una carta che mi farà fare un carico di punti!
  5. "Nèèèè!": Nooooo!!! Di nuovo! Carte maledette! Manneggia il cartaro...Mischia bene!
  6. "Nèèèèèèèèèèèèèèè!": Manneggia chi v'è muort!!! Non è possibile, una simile sventura non si è mai verificata! 3 carte di fila potenti e non posso manco andare a Cappotto, posso solo fare 20 punti!
  7. "E non ci faccio più a sto gioco!": Data la moltitudine di scartine che ho tra le mani, per me è praticamente impossibile essere deriso dagli altri!
  8. "Niente!": Cari compagni di gioco, la mano che sta per incominciare ve la contenderete solo voi, poiché io, dopo un attento esame radiografico delle mie carte, proclamo la mia più ferma convinzione a non voler fare nemmeno un punto e non posso nemmeno salvare il cappotto!
  9. "Salvate il cappotto!": Porgetemi tutti attenzione! Se non ve ne siete ancora accorti, un concorrente, in modo ambiguo e furbesco, sta cercando di accappottarsi a nostra insaputa! Presto, correte ai ripari, sacrificatevi, ahimè io non posso aiutarvi in questa impresa nobile!
  10. "Che muazz!":"Non ci si riesce a credere!!!Sono tre mani che voglio darti il Bedello e sono tre volte che tu con maestria e abili inganni, lo schivi e se lo prende Adriano!
  11. "Mamma mia!!!":Oh mia genitrice femmina, oh te che mi sgravasti, perché mi hai messo al mondo facendomi dono di una napoli a bastoni?
  12. "PEM!":"Non te lo aspettavi, eh? Ebbene si, io ti sbatto sto bel Bedello in faccia e te lo prendi pure!"
  13. "Segna!":Ehi tu, addetto al conteggio dei punti, non far finta di niente! Questa mano hai voluto provare a fare cappotto, bastardo, ed invece ti sei fatto solo 20 punti! Ed adesso devi adempiere alle tue funzioni di scribano e scolpisci sul marmo il suddetto punteggio, cosicché i posteri che troveranno questa indelebile prova della tua imperizia possano deriterti e venire a pisciare sulla tua tomba gridando: Abborto!!!
  14. "Uagliù, Posate!": Cari compagni di avventura, la fortuna mi arride! Debbo altresì informarvi che coteste carte donatemi dalla dea bendata mi permettono di dichiarare una prematura fine alla partita da noi giocata, sicchè vi invito tutti ad unirvi a me per un lauto festino, indi portate le vostre suppellettili, onde evitare che non vi sia carenza alcuna di forchette e coltelli per il pranzo da me così gentilmente offerto!

giovedì 18 gennaio 2007

Un verello da guinness!

Si è appena conclusa l'ultima partita di Briscola con Adriano e il sottoscritto Igno de raton ha stabilito il nuovo record di punti realizzati in una mano... 53!!! Prima mano, coppia Igni, Bucho chiama, mette il carico, io (che mentre gioco adoro farmi chiamare Nonnina Vasellina...è una storia lunga!) metto il 3 di briscola e i computer si fidano cagando un trittico di assi (verello incluso). Queste si che sono soddisfazioni, altro che laurea...

P.s. in una recente intervista ho pubblicamete dichiarato che il mio sogno è fare cappotto in una mano, possibilmente la prima!

La domanda nasce spontanea: se due dei computer avversari si fidano, come mai al terzo pc rimanente qualche dubbio non inizia a venire?...tutto ciò nonostante i pc di solito imbrogliano perché di nascosto si guardano le ram...




L'angolo di Ozzy

Gentili signore e signori, buonasera! in questo angolo del blog, con un peso forma di 90 Kg, proveniente da terre lontane che sanno di esotico... il mitico Ozzy Forsbury!
Bando alle cazzate, con questo angolo di blog voglio far conoscere ai più il cinema come non l'avete mai visto, nè sentito (ma neanche odorato, gustato e tattato. Damian, ma tu tatti spesso?).
Questa è solo una prova, ma spero che vada bene... ora vi lascio che per parlare di cinema in maniere degna bisogna prima andare a vedere il film.
Il primo film in questione (la cui visione consiglio vivamente a tutti) ha per titolo:
Uomo avvisato, mezzo ammazzato... Parola di Spirito Santo!
un classico...
Ozzy

mercoledì 17 gennaio 2007

IL VERELLO...a chi piace darlo e a chi piace prenderlo!

Benvenuti amici sportivi, in una serata molto sportiva...

E' una tiepida notte di Gennaio qui nel regno del Verello, dove fa caldo anche in Inverno, mentre il povero Ozzy gela alla modesta teperatura di 19°C sotto lo zero...E dopo innumerevoli rinvii e ritardi inizia la nostra avventura blogghiana nella quale noi campioni del mondo in carica di Budello (o Verello, è la stessa cosa), Igno Te Fuedes e Bucho Spanados, banalmente denominati Igni, avremo il piacere di introdurvi ai piaceri carnali del Verello, un gioco di carte che ha un tocco di sadomaso che non guasta e che vi appassionerà fino al disgusto! Ma non solo, questo blog sarà la valvola di sfogo per tutti i bizzarri personaggi di Verellolandia, gente d'altri tempi, dagli Indiani agli Ozzy Forsbury, dai Dannati agli Elton! E proveremo ad intrattenervi con i tornei di Verello e Briscola con Adriano, giochi di una semplicità incredibile, ma che per assurdi motivi esiste ancora gente, che dopo milioni e milioni di partite disputare, dopo aver buttato litri e litri di sudore e di sangue, è proprio il caso di dirlo, ancora non ci ha capito una mazza...

Bucho e Igno